LA NEWSLETTER del MERCOLEDI’

“MUSICA e PAROLE” – Numero 02 – 10 Aprile 2024

Il connubio fra Musica e Parole risale alla Grecia Antica, ed era, in quel contesto storico-artistico, favorito dall’ “obbligatorietà” degli schemi metrici.
Quando domina invece la libertà degli schemi (e dagli schemi), come nella maggior parte della Poesia contemporanea, il connubio finisce per trasformarsi, assumendo spesso la forma dell’ “ac-compagnamento”, non sempre pregevole, e a volte anche troppo melenso.
A meno che la Poesia non abbia un carattere sperimentale, e in questo caso si possono ascoltare pregevoli dialoghi fra poeti (spesso influenzati dalla Beat Generation americana) e musicisti (spesso jazzisti).

Invertendo il viaggio (e parlando pertanto non di Poesia con Musica, ma di Musica con testi dalle evidenti ambizioni poetiche), si pensa quasi necessariamente ai Cantautori. Questi ultimi rappresentarono e rappresentano una soluzione artistica molto popolare e – contemporaneamente – commerciabile, anche quando politicamente, socialmente e culturalmente impegnata … una soluzione artistica – peraltro – costituzionalmente ambigua, giacché classifica, nello stesso insieme, autori di musica e parole, autori del solo testo (Califano) e autori della sola parte musicale (Battisti). Ma tant’è: il termine divenne immediatamente popolare, a prescindere dalla sua ambiguità.

Negli Anni Settanta, incomincia la rivoluzione del “rap”, inizialmente USA, basato sull’uso di musiche sincopate, e – spesso – sull’improvvisazione. Il “rap” conquista il mondo, e partorisce, negli Anni Novanta, come sottogenere, la “trap”, basata su ritmi più semplici e più duri, ma anche più lenti, nonché sulla riscoperta del Vocoder e sull’uso dell’effetto “robotizzato”, detto Auto-Tune … che essendo anche un correttore di intonazione, finisce per rendere la “trap” alla portata di tutti, con frequente similarità reciproca dei brani.

Per quanto riguarda i testi, “rap” e “trap” ricorrono spesso allo “slang”, e questo può renderli poco graditi ai puristi della parola. D’altra parte, lo “slang” è funzionale alla narrazione di storie di violenza e di strada, a volte criticate perché ritenute autoreferenziali, autocompiaciute, e addirittura “diseducative”.

Più vicino allo spirito della Poesia è lo “spoken word” degli Anni Settanta, basato su monologhi poetici e teatrali, sostenuti (più che “accompagnati”) da musiche incisive. Un autore di estremo interesse è stato Gil Scott-Heron, purtroppo non sempre ricordato per i suoi meriti poetici e musicali.

Lo “spoken word” è anche progenitore dei “poetry slam” degli Anni Novanta. Ed è soprattutto allo spirito dello “spoken word”, con qualche incursione nel “rap” (entrambi mescolati con il rock e con la tradizione della musica italiana) che ci siamo ispirati nel nostro Teatro Canzone (Schenetti – Domizi).

Qui di seguito, alcuni nostri brani, che sono stati anche vincitori di premi importanti:

Trofeo Giovanna Daffini 2018
Premio Critica Giovanna Daffini 2017
Premio Poesia Performativa Casa Merini
Dallo Spettacolo di Teatro Canzone “Ritratti di Donne”
Dallo Spettacolo Teatro Canzone “Amore e Dolore ai tempi del Covid-19”
Dallo Spettacolo di Teatro Canzone “Evil. Dalla violenza al cammino per la libertà”

Una curiosità: Rapper’s Delight (1979), della Sugarhill Gang, è considerato il primo rap ufficialmente riconosciuto come tale (giacché il genere girava “sottotraccia” da alcuni anni). Ma Prisencolinensinainciusol, di Adriano Celentano, è del 1972!, ed assai verosimilmente Celentano non aveva, all’epoca, ascoltato nulla che potesse instradarlo verso il rap, ma si era piuttosto ispirato ai “non-sense” talvolta presenti nel rock&roll.

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