Una strada per Dante Corneli

PER DANTE CORNELI

Dante Corneli nasce a vive a Tivoli dal 1900 al 1922, e lì torna per passare gli ultimi anni di vecchiaia e di morte (1970 – 1990).

Metà della sua vita, quindi, la trascorre in Unione Sovietica, dove ha modo di sperimentare, personalmente e fino in fondo, l’illusione e la disillusione rispetto al “mondo nuovo” nato dalla Rivoluzione d’Ottobre.

Nato da una famiglia tiburtina assai modesta, operaio fin da giovanissimo (a 10 anni perde due dita al lavoro), era infatti riparato in URSS (1925), dopo aver ucciso, in circostanze rimaste misteriose, il segretario del fascio di Tivoli (1922), e dopo aver peregrinato alcuni anni in Europa.

Gli aspetti salienti della sua vita in URSS e del suo ritorno in Italia possono essere ricostruiti grazie ad un bell’articolo di Federico Bernardini, sul suo blog “L’Urlo di Munch”:

https://lurlodimunch.wordpress.com/2012/07/10/il-redivivo-tiburtino-dante-corneli-un-italiano-nellarcipelago-gulag/ .

(Oggi Federico non c’è più, e lo ringrazio a maggior ragione per avermi fatto conoscere una vicenda così illuminante.)

Vorrei promuovere una breve riflessione sull’ultimo periodo della vita di Dante Corneli (1970 – 1990), ed in particolare sul fatto che pur essendo state le sue posizioni antistalinistiche obiettivamente propedeutiche al progressivo cambio di rotta del PCI sull’esperienza sovietica, Corneli non sia mai stato considerato, se non da pochi, un gloriosissimo precursore del connubio fra Comunismo e Libertà (oltre che un perseguitato, verso cui dovrebbe essere comunque “obbligatoria” la solidarietà).

Insomma, i vertici del Partito hanno fatto di tutto per “silenziare” la sua preziosa testimonianza, ed oggi, trascorsi oltre trent’anni dalla sua morte, dovremmo chiederci serenamente perché.

E dovremmo chiederci inoltre perché Corneli non abbia avuto le meritate attenzioni neanche durante la Segreteria di Enrico Berlinguer (1972 – 1984), che pure si mostrò niente affatto indifferente sul deficit di libertà e democrazia nell’ambito del Comunismo realizzato.

Dal ritorno di Dante, oramai inaspettato in Italia, a Tivoli, nel 1970 (“Il Redivivo Tiburtino” è non a caso il nome del suo libro autobiografico, edito nel 1977 da una piccola casa editrice), fino alla morte, e ancor oggi, sulla sua vicenda è sceso un vero e proprio interdetto parte dei dirigenti del PCI.

Può essere che sia stato considerato un “traditore”, più che un “perseguitato” e un “precursore”, essendo la sua vicenda testimonianza inevitabilmente rappresentativa dei limiti di Togliatti e del togliattismo.

Ma ho avuto più volte modo di accorgermi che anche ben informati “militanti” della Sinistra addirittura non conoscano né Dante Corneli, né l’odissea dei Comunisti in Russia, perseguitati da Stalin.

Del resto, io stesso ne ho saputo pochissimo per decenni, e – faccio ammenda – io stesso mi sono conformato sul “cui prodest?” … a chi interessa rispolverare dei “vecchi” fatti storici? … accorgendomi solo da vecchio che, evitando di fare i conti con essi, ci si predispone alla ripetizione di errori similari.

Non è comunque una chiamata di corresponsabilità verso tutti i dirigenti del PCI e della Sinistra: Corneli torna in Italia soprattutto per interessamento di Umberto Terracini, ed intraprende quasi subito una corrispondenza con Alfonso Leonetti.

Se il silenzio che circonda la vicenda di Dante Corneli poteva apparire vagamente comprensibile in un lontano passato di vendette e ritorsioni, anche internazionali (come a dire: se facciamo qualcosa per lui, Stalin se la prenderà con altri), diventa assordante e veramente inspiegabile alla luce di quei processi di liberazione (Sessantotto, Primavera di Praga), che ben avrebbero potuto consigliare di riannodare irreversibilmente il filo fra Sinistra, Rivoluzione e verità storica.

Una questione tutt’altro che “vecchia”, quindi, ed anzi di stringente attualità.

Dante Corneli non riuscì a parlare lui stesso, nel quindicennio del ritorno a Tivoli (ad eccezione di libri che non furono  di certo successo mediatici, e dell’invito televisivo da parte di Enzo Biagi), e di lui non se ne è parlato quasi più, neanche dopo la sua morte.

Io, da quando ho conosciuto la vicenda (Dante Corneli era un semplice operaio, e lo considero importante … il Fascismo subito da giovane, la fuga in URSS, il tentativo di collaborare attivamente a quello che gli parve il “mondo nuovo”, le due famiglie in Russia, la ferocia della persecuzione stalinistica), considero “il redivivo tiburtino” una figura fondamentale della Sinistra e del Comunismo, e mi sono pertanto prefisso, in compagnia di pochi, di riportare seriamente in auge il suo caso e il suo insegnamento.

Per questo motivo, ho anche tentato di rivitalizzare, nell’indifferenza delle Istituzioni, un vecchio progetto di Occhetto, Paolo Mieli, Foa, Mafai e Maitan, fra gli altri: quello di una strada, proprio a Tivoli (ma anche altrove, considerando l’ “eccesso di prudenza” dei politici tiburtini, che li rende – come dire? – “impossibilitati a schierarsi”), intitolata a Dante Corneli.

Senza successo, finora.

La buona notizia, però, è che il cortesissimo editore Roberto Massari (con cui mi tengo in contatto, ad ogni buon conto, per eventuali inaugurazioni, ed anche per un possibile murale realizzato da Marzia Schenetti, ha finalmente sottratto gli scritti di Dante Corneli all’oblio cui sembravano destinati.

Soprattutto attraverso la “trilogia” del 2019:

NOVITÀ EDITORIALI MARZO 2019: DANTE CORNELI (massarieditore.it) .

Progetto di un murale per Dante Corneli
Dante Corneli da giovane
Dante Corneli da vecchio
Le accuse di Dante Corneli

Scopri di più da Marzia Schenetti Artista

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli via e-mail.